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martedì 26 novembre 2013

"ANNA VISITA A TASCHKENT"

 

 
Grazie alla corrispondenza mantenuta "viva" con le mie cugine esiliate a Taschkent ho ritrovato questa immagine di mia madre, scattata durante uno dei viaggi intrapresi, per incontrarsi con le sorelle e i nipoti.
Un percorso affrontato tre volte, da sola impegnando tutte le sue forze. Munita di bagagli stracarichi di capi di abbigliamento e qualsivoglia cosa, utile a migliorare il tenore di vita dei parenti, Anna affrontò ore estenuanti di attesa negli aeroporti, controlli a Mosca molto meticolosi, domande da parte della milizia locale.
Io non me la sentii di accompagnarla, la mia famiglia mi trattenne qui, non volli lasciarli soli. Sensi di colpa infiniti... dopo naturalmente. Tuttavia lei, non demorse. Imperterrita, carica di valigie più grandi di lei, investita da un entusiasmo disarmante, s'imbarcò in quelle avventure, desiderosa di dissetare la nostalgia della sua Terra. Di rivedere la sua gente, ma sentendosi ormai parte di un mondo diverso, assorbita da un'altra cultura.
Tornava stravolta e delusa, per la situazione disagiata in cui immancabilmente diventava partecipe
Una decina di giorni, senza riposo, stravolgendo le proprie abitudini, rinunciando alle proprie esigenze.
Allora, costretta a soggiornare in Hotel dove vigeva una sorta di coprifuoco: alle 23 l'obbligo di essersi ritirata. Quasi fosse agli arresti domiciliari. Ai parenti non veniva concesso l'ingresso nell'albergo, neppure nella hall. Incomprensibili leggi di allora, anche l'Uzbekistan era una delle Repubbliche Sovietiche. L'ultimo viaggio, già fortemente debilitata, per via di un ritardo nella coincidenza aerea, si ritrovò a Milano in piena notte, sola. Noi l'aspettavamo il giorno successivo e a lei capitò una notte di scioperi, nessun servizio attivo, nemmeno un bar, una toilette. Tutto bloccato. Fortunatamente, mio marito lavorava in quella zona e riuscì a trovarle sistemazione nell'albergo dove soggiornava; per una notte e nella suite di Walter Chiari, al momento in giro per una tournée. A lei sembrò più che lusinghiero, un'avventura in più.
Il giorno successivo l'abbracciai felice, ma distrutta con addosso i segni della fatica e del declino.
 
 

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