A sedici anni, colma di illusioni, sostenuta dal tuo entusiasmo, un'euforia che trascinava me, timida, oltre le mie aspettative. Già m'immaginavi grande artista acclamata, di alto livello e fama internazionale. Trascorrevamo così, tanto per spezzare il nulla che abitava con noi, alcune serate "morte" dei dancing, cioè incrementando gli incassi dei giorni infrasettimanali.
Immancabile accompagnatrice, condividevi le mie prove, a casa e applaudivi le mie esibizioni nei locali. Raccogliendo tra gli avventori, voti che mi portassero sempre sul podio, come del resto accadeva. Un modo per distrarci dalla monotonia. Io, per uscire dalla prigione emotiva, dai silenzi che mi circondavano, dal dolore sordo dell'abbandono, impossessatosi del mio tormento, fino a stropicciarmi l'anima, al quale ero assuefatta. Attimi di effimera gioia, ti vedevano partecipe, dedicandoti a qualche ballo, invitata magari da un giovane del gruppo. Corteggiata, ancora sensibili al tuo fascino, nonostante la tua personalità si stesse calando in vesti più comuni, già volgesse lentamente al declino.
Vivevo momenti di gloria, chiusa dentro le tue illusioni.
Fu un breve e intenso periodo, che mi culla nei nostri ricordi più emozionanti.
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