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domenica 13 settembre 2015

ASCOLTARE E' MAGIA




Mi sarebbe piaciuto raccontare una storia nuova, che narri di suoni e leggende sul mondo di questo insostituibile senso, invece ho deciso di analizzarlo un po’.
Udire è anche vedere, soprattutto ciò che l’occhio nudo non riesce a recepire.
Ascoltare, tuttavia è un verbo che possiede definizioni differenti: magiche.
Sentire, percepire suoni, rumori o canti. Assorbire quanto più le trombe di Eustachio, ovvero i canali uditivi, riescono a ingabbiare trasportandoli al cervello.
Suoni, puri e semplici, asettici se non vengono collegati a un altro organo sensoriale anche uditivo che è l’anima. Una collaborazione indispensabile, senza la quale saremmo tutti molto simili ai replicanti de film fantasy, privi di emozioni.
Con l’anima si acquisiscono significati molteplici e profondi, a seconda dell’intensità.
Un rumore assordante, incute panico, se non ne conosci l’origine, ti guardi attorno per capire cosa succede.
Una canzone ti emoziona, la ascolti con tutto te stesso, perché regala attimi di emozione pura, di malinconia o nostalgia. Oppure di vivace vitalità e di energia.
Un nenia, dolce e soave, all’orecchio di un bimbo rilassa il suo sistema nervoso, lo accompagna nel mondo dei sogni.
Una parola sussurrata con passione, suadente e sensuale, stimola i sensi, accelera i battiti e aumenta il calore corporeo; unisce nell’abbraccio due esseri che si fondono e si perdono nel suono delle parole d’amore, si amano: eppure è bastato un sussurro.
Ascoltare, significa ascoltare con l’anima i problemi, le esigenze di una persona cara, o anche di chi ha necessità di un conforto; solo facendolo con il cuore riusciremo a comprendere il suo stato d’animo, dimenticandoci di noi per dimostrare la nostra presenza, la nostra disponibilità.
Il latrato di un cane, il miagolio di un gatto, sono verbi che richiedono di essere ascoltati con l’anima e la mente, ed essere tradotti per comprenderne il senso.
Esistono tuttavia voci, che non hanno una vera e propria spiegazione.
Quelle sono le più intriganti. Sono dettate dall’inconscio a seconda della situazione che stai per affrontare, o che hai già avuto l’occasione di vivere. Voci che non dipendono dalla nostra volontà e che non si possono dominare: affascinanti nel loro mistero.
Terribilmente cupe, scatenano timore, paura o incredulità.
Dubiti di te stesso, convinto di rasentare la follia, rievochi persino gli insegnamenti di Freud, per raggiungere una definizione che non arriverà mai.
Quando ho perso mia madre, percepivo non solamente il suo profumo, dentro qualsiasi luogo mi potessi trovare.
Il solo pensiero di lei mi riconduceva, e lo fa tuttora, la sua voce, il suo timbro, addirittura la sua risata argentina.
Sono trascorsi quindici anni ormai, la sua voce resta sospesa come un eco, rimbalza da una parete all’altra, non appena il mio ricordo ne riaccende l’immagine.
I primi tempi, di notte venivo svegliata dal suo richiamo: «Lisa dove sei, vieni!»
Aprendo gli occhi ero consapevole della realtà, ma l’eco ripeteva ancora quella frase, la sentivo era vera concreta, le mie orecchie la comprendevano: era la sua voce.
Restando così nel dormiveglia, poi ascoltavo il silenzio; un muto vuoto di rumori di qualsiasi genere, non so se succede anche alle altre persone, mi sembra impossibile, sento e percepisco nettamente, in quel momento, il rumore del silenzio.
Esiste, non è vuoto come si pensa, ma concentra una miriade di suoni, infinitamente piccoli, sembrano lontani cinguettii, variano d’intensità anche se è comunque molto debole. Impossibile? Provate.
Al buio e a occhi chiusi, quando siete praticamente isolati dal resto del mondo, tutto è spento e voi, più che mai rilassati, percepite questa colonna sonora continua.
Fate conto di trasformare un firmamento tempestato di stelle riducendole in suoni. Lievi, impercettibili, ma esistono e sono lì, vi accompagnano sino a che non sprofondate tra le braccia di Morfeo.
La sensazione preferita me la regala il rumore del mare, quello che magicamente, se accostate una conchiglia all’orecchio, viene replicato, quasi vi fosse racchiuso dentro. Che strano fenomeno! Quale potrebbe essere il suo senso?
Mi adagio sulla spiaggia deserta, meglio se all’imbrunire, quando piccole onde si alzano e  s’infrangono sul bagnasciuga, più grandi per via dell’alta marea, e suonano.
Bisbigliano una melodia che sembra una canzone, l’animo si apre e respira: ahhh che meraviglia!
Pare un amplesso l’incontro del mare con la battigia, mentre lo sguardo si posa all’orizzonte dove il cielo baciato dal mare, spegne il suo rossore assumendo un colore magico, indefinibile.
Quello è il suono dell’estasi, ti avvolge e ti rapisce, conducendoti per mondi lontani dove i suoni sono armonie meravigliose e ti colmano di emozioni aliene, sempre nuove e ti abbandoni come in un sogno, inerme e leggero a quello che è il suono della vita.


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