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domenica 8 settembre 2013

RUDOLPH NUREYEV


Rudolph Nureyev il mito per eccellenza di mia madre. Ho conservato cartelline colme di articoli riguardanti la sua carriera, tutte gelosamente custodite tra gli effetti personali più cari.
Artista amato e contestato, carattere forte e introverso, condivideva con mia madre, le origini Tartare e una discreta somiglianza dei tratti somatici del viso, nonché dell'instabilità emotiva.
Un amore virtuale, conservato nel cuore lungo i suoi anni di solitudine. In qualche modo rappresentava la realizzazione dei suoi sogni: la notorietà ed il successo.
Già colpito dalla malattia, agli inizi degli anni ottanta, Rudolph Nureyev si esibisce a Torino, al Parco del Valentino. Mamma affronta lunghissime code e si procura i biglietti per due serate consecutive.
Entusiasta per l'opportunità, si è riaccesa in lei una vitalità ormai dimenticata. Un nuovo lampo di energia, regalato dalla sua inesauribile passione e dalla nostalgia delle origini.
Lo ammetto con molto rammarico, non l'ho accompagnata. Le vacanze estive mi avevano portata nei mari limpidi della Sardegna.
Sola e risoluta, nonostante la malattia cominciasse a debilitare il suo fisico, in modo subdolo e non ancora diagnosticato. Riuscì a concedersi il privilegio di entrare nel suo camerino, di parlargli.
Dapprima diffidente e poco loquace, iniziò pian piano ad aprirsi, dimostrando una inconsueta sensibilità.
L'incontro del giorno successivo, ebbe un effetto ancor più forte, dal punto di vista emotivo; scambiandosi ricordi d'infanzia, ricordando le origini, mamma addirittura individuò una probabile lontana relazione di parentela: le nonne portavano lo stesso cognome.
Orgogliosa a dismisura di questa conoscenza, per mesi menzionò l'episodio a chiunque avesse l'occasione d'incontrare, travolgendoci con l'entusiasmo dei suoi racconti.
Un' ultima nota di infinita positività, capace di accompagnarla per un lungo periodo, prima di ritornare a riabbracciare i segni della depressione.

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